Linea temporale riassuntiva
LA PREOCCUPAZIONE AMBIENTALE NEGLI ANNI '70 E LA NASCITA DI RAMOGE
All’inizio degli anni ’70, le questioni ambientali non suscitavano un particolare interesse e restavano lontane dall’essere una preoccupazione prioritaria. Alcune personalità, come Bompard o Cousteau, lanciarono tuttavia un grido d’allarme: il Mediterraneo sta morendo, rischia di essere soffocato e di diventare una delle più grandi discariche del mondo.
Sebbene il problema fosse sempre più grave, non era certo nuovo. Già nel 1919, su iniziativa del Principe Albert I di Monaco, bisnonno del Principe Rainier III, fu istituita la Commissione Internazionale per l’Esplorazione Scientifica del Mar Mediterraneo (C.I.E.S.M.), presieduta dal Principe Rainier III dal 1959. Fu proprio lui, nel 1970, a Roma, ad annunciare la volontà di creare una zona pilota per la protezione dell’ambiente marino, con l’obiettivo di coordinare azioni comuni per limitare l’inquinamento marino tra Italia, Monaco e Francia. Questo progetto fu chiamato “RA.MO.GE.”, facendo riferimento alle prime sillabe delle città che delimitano geograficamente la sua zona di competenza: Saint-Raphaël a ovest, Monaco e Genova a est.
Questa grande idea prese progressivamente forma. Affrontando i diversi aspetti della lotta contro l’inquinamento condotta nel Principato, il Principe Ranieri III dichiarò il 9 dicembre 1974, durante la sessione inaugurale della 22ª assemblea plenaria del C.I.E.S.M.: “Grazie ai numerosi doni personali ricevuti per il 25º anniversario del mio regno, ho potuto mettere a disposizione del Centro Scientifico di Monaco una nave che sarà presto attrezzata come laboratorio. L’inizio di questa azione locale è imminente”.
All’inizio del 1975, la nave-laboratorio “RAMOGE” era operativa ed effettuava analisi batteriologiche e campionamenti nelle acque di Monaco, mentre la Costa Azzurra si dotava delle prime stazioni di depurazione.
Il 14 febbraio 1975, il ministro dell’Interno francese, Sig. Poniatowski, si recò nel Principato per una riunione preparatoria alla firma della convenzione internazionale “RAMOGE”, destinata a proteggere le coste dagli effetti negativi dell’inquinamento.
Con il ministro italiano della Ricerca Scientifica, Sig. Pedini, e il Principe Rainier III, concordarono i principi della convenzione “RAMOGE”, ispirata al protocollo tra la Svizzera e la Francia per il Lago di Ginevra. Una commissione internazionale di studio fu istituita con il compito di formulare proposte d’azione che sarebbero poi state trasmesse agli Stati. A questi ultimi spettava finanziare e realizzare i programmi di lotta contro l’inquinamento.
Alla stregua dell’iniziativa ” RAMOGE “, sempre più leader constatarono le sfide legate al trattamento delle acque reflue, all’inquinamento delle navi e agli scarichi di rifiuti in mare, in un bacino marittimo chiuso. In Mediterraneo, correnti circolari attraverso Gibilterra, Nord Africa, Italia, Francia e Spagna fanno sì che ciascuno finisca per inquinare il proprio vicino. In queste condizioni, solo accordi tra Stati interessati possono portare a un’azione efficace.
La Commissione “RAMOGE” rappresentò il primo atto operativo delle buone intenzioni espresse dagli Stati del Mediterraneo durante la Convenzione di Barcellona nel febbraio 1976.
Dopo oltre 5 anni di riunioni e lavori, il 10 maggio 1976 l’accordo RA.MO.GE. fu ufficialmente firmato nel Salone del Trono del Palazzo del Principe, alla presenza delle LL.AA.SS. il Principe Rainier III e la Principessa di Monaco, il Sig. Michel Poniatowski, Ministro di Stato e dell’Interno per la Francia, il Sig. Mario Pedini, Ministro della Ricerca Scientifica per l’Italia, e S.E. Sig. André Saint-Mleux, Ministro di Stato per il Principato di Monaco. Questo atto solenne creò uno strumento di cooperazione scientifica, tecnica, giuridica e amministrativa per realizzare azioni volte a promuovere la gestione integrata delle coste e preservare l’ambiente marino.
Mezzo secolo fa, il Principe Rainier III dichiarò in merito alla creazione di RAMOGE: «Abbiamo ritenuto che non fosse più sufficiente accontentarsi di belle parole o sagge risoluzioni, e che il tempo dei desideri fosse superato. Dobbiamo essere convinti e convincere che la lotta contro l’inquinamento del Mediterraneo riveste un’importanza, una gravità e quindi un’urgenza eccezionale. Non salveremo il nostro mare dall’avvelenamento generale e irrimediabile con le intenzioni, ma con azioni e testi di legge». Le sue parole risuonano ancora oggi, più attuali che mai.
LO SVILUPPO DELL'ACCORDO RAMOGE DAL 1976
Nel tempo, l’accordo si è sviluppato. Nel 1981, la sua zona di competenza è stata estesa alle acque territoriali (12 miglia nautiche) dalla foce del Rodano fino alla Liguria.
Negli anni ’80, RAMOGE svolge diverse analisi e studi batteriologici per valutare la qualità delle acque e fornire così i dati scientifici necessari a giustificare l’interesse per l’installazione di stazioni di depurazione lungo la Costa Azzurra e la Riviera italiana.
A seguito del naufragio della petroliera Haven nel 1991, RAMOGE ha adottato nel 1993 il piano d’intervento RAMOGEPOL per rafforzare la cooperazione in caso di gravi incidenti di inquinamento e condividere risorse tra i tre Stati. Questa cooperazione trilaterale ha già dimostrato tutta la sua efficacia durante la collisione tra la nave ro-ro Ulysse e la nave container Virginia al largo del Capo Corso nel 2018, quando 520 tonnellate di idrocarburi sono state sversate in mare. Il piano RAMOGEPOL è stato attivato, con il coinvolgimento di 41 navi e 11 aerei francesi, italiani e monegaschi, che hanno consentito il recupero in mare del 90% degli inquinanti sversati, evitando che raggiungessero le coste.
Nel 2014, a Malaga, un workshop specifico per il Mediterraneo organizzato dalla Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) ha identificato due aree di interesse ecologico o biologico (Ecologically or Biologically Significant Marine Areas : EBSAs) per gli ecosistemi pelagici e bentonici nella zona RAMOGE. È in questo contesto che RAMOGE ha realizzato una prima identificazione dei siti di interesse ecologico o biologico nella sua area di competenza, rivelando l’importanza delle teste di canyon e delle affioramenti rocciosi profondi come habitat chiave. Su questa base, RAMOGE ha deciso di lanciare una serie di campagne oceanografiche internazionali, con la partecipazione di ricercatori dei tre Paesi firmatari dell’Accordo, per studiare questi habitat e ottenere informazioni sulla loro protezione e conservazione. La prima campagna, realizzata nel 2015, è stata seguita da un’altra nel 2018 e da una terza nel 2022. Una nuova campagna è prevista per il 2025.
RAMOGE resta un accordo riconosciuto e regolarmente consultato da altri Stati mediterranei interessati a sviluppare accordi regionali simili. È considerato un modello di collaborazione transfrontaliera che affronta sia le questioni relative alla biodiversità e allo stato ecologico del mare sia la lotta contro l’inquinamento marino da idrocarburi.
